Fabbrica di Lampadine

Cosa succede quando Arte e Impresa si incontrano?

A fine Ottocento, nel periodo della Belle Époque, nella sola Parigi sono presenti più di 200 teatri.

In questa moltitudine nasce l’esigenza di distinguersi, attraverso azioni innovative, per valorizzare la programmazione degli spettacoli e pubblicizzare i locali notturni. Alcuni teatri decidono così di ingaggiare degli artisti affidando loro il compito di realizzare immagini che promuovano e valorizzino l’immagine del teatro, gli spettacoli, gli artisti.

Nasce così il manifesto pubblicitario moderno. Probabilmente il Moulin Rouge deve la sua grande fortuna proprio ai manifesti realizzati da Henri de Toulouse-Lautrec, personaggio immerso nella vita bohémienne, profondo conoscitore della vita dei locali notturni e dei bordelli, oggi considerato uno dei principali esponenti del post-impressionismo.

Non molti anni dopo, nel 1932 è la volta di Davide Campari, che incarica l’artista futurista Fortunato Depero di disegnare la bottiglia monodose per il Campari Soda.

Depero si ispira ad un calice rovesciato e, innamoratosi del rosso del Campari Soda, elimina l’etichetta dalla bottiglia facendo scrivere tutto il necessario sul tappo e inserendo in rilievo sulla bottiglia il nome Campari.

Nasce così un’icona.

Questi sono solo due esempi di come, quando due mondi apparentemente lontani come l’arte e l’impresa si incontrano, possono elaborare progetti innovativi, funzionali e di grande impatto estetico.

Anche oggi, avviare una proficua collaborazione significa ottenere benefici sia per l’impresa che per gli artisti. Perché il rapporto funzioni in modo efficace e produttivo per entrambe le parti è necessario che da un lato, l’azienda riesca a garantire e salvaguardare la libertà espressiva degli artisti e, dall’altro lato, questi ultimi sappiano entrare nel mondo dell’impresa cogliendone le peculiarità specifiche e facendo diventare il progetto parte integrante della propria ricerca artistica.

Gli ambiti di questa collaborazione possono esser molti.

Si può partire dal presupposto che gli artisti hanno sempre avuto la capacità di comprendere i cambiamenti in atto e anticipare i tempi attraverso la loro espressione artistica. Per questo, entrando in contatto con il conteso aziendale, possono contribuire alla ricerca di concept creativi per la comunicazione e per il marketing d’impresa.

Si può anche partire dalla considerazione che le aziende, rivolgendosi al cliente partendo dai risultati delle indagini di mercato, creano advertising che il pubblico si aspetta, giocando sul sicuro e rinunciando ad una vera innovazione. Gli artisti osano, non hanno paura di sbagliare, pertanto, se ben indirizzati, riescono a produrre visual e design che anticipano la modernità come dei novelli Toulouse-Lautrec e Depero.

Gli artisti possono essere anche ingaggiati anche per contribuire all’estetica e alla piacevolezza degli ambienti aziendali. E’ stato infatti provato che se le persone sono inserite in un contesto piacevole e bello producono di più e lavorano meglio. Perché quindi non commissionare opere agli artisti per dare valore estetico a sale riunioni e spazi comuni, magari partendo dall’elaborazione dei valori aziendali o creando dei gruppi di lavoro misti coinvolgendo sia artisti che collaboratori dell’azienda?

L’azienda inoltre può produrre musiche originali per accompagnare i propri collaboratori durante alcuni momenti di lavoro o durante le pause. Può produrre spettacoli scritti ad hoc per le convention e le celebrazioni in modo da rinforzare i valori e i messaggi importanti che vuole trasmettere.

La collaborazione tra artisti e impresa può anche riguardare il mondo della documentazione aziendale: far realizzare un video aziendale o documentare un evento attraverso l’occhio di un regista cinematografico piuttosto che da una società di produzione video può dare un valore aggiunto al prodotto finale, che diventa un prodotto artistico.

Incaricare uno scrittore di narrativa per celebrare un anniversario raccontando la storia dell’azienda permette di realizzare uno storytelling, oggi molto in voga, in maniera puntuale ed efficace.

Se l’azienda impara un po’ di artese e l’artista un po’ di aziendalese, l’azienda potrà abbandonare il terreno de “l’abbiamo sempre fatto così” scrivendo il proprio futuro distinguendosi dalla concorrenza, mentre gli artisti entrando nel merito dei processi aziendali, arricchiranno la loro esperienza per un risultato artistico ancora più ricco.

Un esempio del mitico win-win.

 

Elisa Corbellini

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