Fabbrica di Lampadine

L’arte della leggerezza

L’ultima serie di Zerocalcare mi ha conquistata.

“Strappare lungo i bordi” è il ritratto perfetto delle nostre paranoie.

Il “diritto alla lagna” come lo definisce Zero ci fa ridere, ma la verità è che ci rispecchiamo perfettamente nelle sue paure, nelle sue ossessioni, in quella necessità di seguire quelle strade certe, quei percorsi prestabiliti, quella linea tratteggiata che ci dà un’apparente sicurezza.

Come dice l’Armadillo, siamo tutti “…cintura nera de come se schiva la vita”, una vita che ci chiama ad affrontare sfide e problemi quotidiani grandi o piccoli in una società in cui non riusciamo più a stare al passo, che ci destabilizza e in cui accade sempre qualcosa, all’improvviso, mentre siamo concentrati su tutt’altro.

Zero ci consegna un’istantanea perfetta della nostra vita quotidiana, personale e professionale, in cui spesso preferiamo rifugiarci nel passato anziché vivere il presente e realizzare il (nostro) futuro, provando a strapparli questi bordi fino ad arrivare a ciò che deve accadere.

E quando Sarah dice a Zero “Ma non ti rendi conto di quant’è bello? Che non ti porti il peso del mondo sulle spalle, che sei soltanto un filo d’erba in un prato? Non ti senti più leggero?” prendiamo consapevolezza che le cose che succedono a noi quasi sempre capitano anche a tutti gli altri e che la nostra inadeguatezza è importante perché, se ce l’abbiamo davvero, fa la differenza.

Tutto questo ci arriva con leggerezza, semplicità, divertimento e ironia perché i messaggi importanti per arrivare hanno bisogno di questo.

Perché la leggerezza è un’arte, uno stile di vita, un modo di vedere noi stessi e il mondo.

Essere leggeri non significa essere banali o superficiali, essere leggeri è un modo di essere e di fare. Nel nostro caso di fare formazione.

Quindi, come dice Secco “S’annamo a pijà er gelato? “

 

Cristina Navicello

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